Le vicende del clima e di come l’Uomo dipenda da esso e lo abbia cambiato
In breve le vicende del clima e di come l’Uomo dipenda da esso e lo abbia cambiato. Con domande finali senza risposta e punto esclamativo dopo l’affermazione del Manzoni.
E’ pur vero che ad oggi stiamo assistendo ad un rapido cambiamento climatico che potrebbe essere addebitato all’azione dell’Uomo. Un’azione che è divenuta sempre più costante e invasiva negli ultimi decenni.
Altrettanto certo è che nel passato, come ci dice la Paleoclimatologia (che studia i tempi, in senso meteorologico, che furono), per svariati fattori, il clima è sempre stato incostante.
Soprassedendo alle quattro grandi glaciazioni (Gunz, Mindel, Riss, Wurm, seguite dal ritiro dei ghiacci), l’ultima delle quali è iniziata centodiecimila anni or sono ed è terminata dodicimila anni fa, possiamo dire (o meglio, ce lo dice la Paleoclimatologia) che stiamo vivendo un periodo postglaciale il cui inizio coincide con la fine della glaciazione di Wurm.
Sono gli alberi che aiutano gli studiosi (la scienza si chiama dendroclimatologia) a capire quali tipologie di climi siano esistiti. Grazie ad essi possiamo osservare come il freddo sia stato particolarmente pungente tra gli ottomila e settemila anni prima della nascita di Cristo per poi divenire sempre più caldo con susseguirsi dei secoli, fino a raggiungere temperature particolarmente alte tra i cinquemila e i duemila anni avanti Cristo. In questo periodo, denominato Fase Atlantica, in Europa pare facesse così caldo che il Mare Artico fosse libero dalla morsa dei ghiacci e i nostri antenati dell’Età del Bronzo abbiano avuto il tempo di sviluppare svariate culture nel nord del vecchio continente. Non è un caso forse che l’introduzione dell’agricoltura e la stanzialità siano arrivate in questo periodo (circa diecimila anni fa, quando avvennero anche le grandi migrazioni dall’Asia alle Americhe).
Ma dopo cotanto Sole, l’Europa ripiomba nel freddo, almeno fino a cinquecento anni prima dell’avvento di Cristo. Le temperature scendono e inevitabilmente ne risentono piante e animali, compresi noi, per poi lentamente risalire e ristabilizzarsi fino a cinquecento anni dopo Cristo.
In questo millennio (500 a.C. – 500 d.C.) il clima fu così favorevole che sembra essere stata una delle cause dell’espansione e dello sviluppo degli antichi Romani e del loro Impero, le cui conquiste dovettero godere di un generale bel tempo e temperature tutto sommato miti. A parte alcuni ritorni del maltempo e del freddo che causarono parecchie carestie, abbassarono il livello di difesa immunitario e provocarono epidemie, che a loro volta, contribuirono alla caduta dei discendenti di Cesare ed Augusto. Non è poi sbagliato pensare che i Goti, che si riversarono nell’Impero Romano nel 376 (d.C.), siano stati spinti oltre il Danubio dall’avanzata degli Unni (quelli di Attila), in marcia dalle steppe asiatiche in cerca di cibo e terreni fertili verso l’Europa in quanto nelle loro terre natie era sceso un caldo abominevole che verosimilmente rese il clima particolarmente secco.
Dopo la caduta della parte occidentale dell’Impero Romano il freddo dominò l’Europa fino all’epoca di Carlo Magno (800 d.C.) quando iniziò il periodo di Caldo Medievale. Un periodo caratterizzato da temperature così alte (anche in Alaska) che si coltivò la vite in Norvegia e si ebbero periodi lunga siccità nel Nord Ovest degli attuali Stati Uniti. La popolazione, fino al 1300, in Europa aumentò di quattro volte grazie a questo clima stabile.
Ma dietro l’angolo si celava il freddo che ricomparve improvvisamente (almeno questa potrebbe essere stata la sensazione degli esseri umani dell’epoca) portando con sé epidemie (come la peste nera) e carestie. Questa fase, nella quale avanzarono spietatamente (almeno dal punto di vista di animali e piante) i ghiacci è detta Piccola Era glaciale e durò fino al 1850.
Dal 1850 ad oggi assistiamo ad un aumento delle temperature costante (a parte il freddo cocente tra il 1940 e 1970) e al ritiro dei ghiacciai. Tant’è che l’essere umano, che è poca cosa in confronto alla Natura (di cui fa parte) dice che non ci sono più mezze stagioni. Sarà forse un caso che il caldo sia arrivato dopo lo sviluppo tecnologico dovuto alla rivoluzione industriale? Sarà forse un caso che il rapido aumento delle temperature degli ultimi quarant’anni sia contemporaneo all’incremento dell’inquinamento? Sarà forse proprio grazie all’aumento di temperature dal 1850 che noi umani siamo riusciti a sviluppare tecnologie in tranquillità, causando però altrettante velocissime variazioni climatiche? Come diceva il Manzoni: ai posteri l’ardua sentenza!